I caschi blu sono già stati presi di mira in altri attacchi l’ultimo dei quali risale al mese d’aprile quando, nel Darfur orientale, un peacekeeper nigeriano è caduto vittima di diversi colpi d’arma da fuoco. Per questo motivo l’ONU ha puntato il dito contro Khartum (capitale del Sudan) e ha chiesto al governo del presidente Al Bashir di agire in fretta per portare davanti alla giustizia i responsabili.
Nulla di nuovo in una guerra civile che imperversa da dieci anni e che ha lasciato sul terreno oltre 300 mila morti. Oltretutto, la recente scoperta di giacimenti d’oro e di coltan (raro minerale impiegato nella costruzione di apparecchiature elettroniche) potrebbe alimentare ulteriormente il fuoco della guerra interetnica: nell’ultimo anno gli oltre 16 mila peacekeepers dell’UNAMID non sono riusciti ad arginare il dilagare della violenza che non ha risparmiato il giovane stato del Sudan del Sud (a soli due anni dalla dichiarazione d’indipendenza). Gli scontri per il controllo di questa inaspettata fonte di ricchezza hanno scavalcato i confini geopolitici e sembrano pronti a far riprecipitare l’intera regione nel caos.
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