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20-04-2015

Nucleare iraniano: verso un accordo definitivo?

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Da Ginevra a Losanna, dall’autunno del 2013 alla primavera 2015. Ecco un nuovo episodio di un’interminabile saga. Nato negli anni ’50, il programma nucleare iraniano tiene banco da oltre vent’anni[1]. Il 24 novembre del 2013, l’Iran e il gruppo dei P5+1 firmarono quello che è ufficialmente conosciuto come Joint Plan of Action (JPA), un accordo ad interim entrato in vigore il 20 gennaio dell’anno seguente. A Losanna, il 2 aprile scorso, è stata trovata l’intesa sui parametri che dovrebbero condurre alla stesura di un accordo definitivo entro la fine del mese di giugno.

In breve, secondo quanto convenuto a Losanna[2]:

§  L’Iran ridurrà di circa due terzi il numero di centrifughe, passando da 19 mila a poco più di 6 mila (6104) e, di queste, poco più di 5 mila (5060) potranno essere impiegate per l’arricchimento d’uranio.

§  La centrale di Fordow non sarà utilizzata per l’arricchimento di uranio almeno per i prossimi 15 anni.

§  Il processo di arricchimento avverrà solo nella centrale di Natanz.

§  L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) avrà regolarmente accesso a tutti gli impianti nucleari.

§  L’Iran costruirà un nuovo reattore ad acqua pesante a fini di ricerca ad Arak e non costruirà altri nuovi reattori di questo tipo per i prossimi 15 anni.

§  Le sanzioni saranno allentate se l’Iran proverà di adempiere all’accordo.

§  L’Iran limiterà le proprie capacità d’arricchimento, ricerca e sviluppo per i prossimi 10 anni; non inizierà nuovi lavori per i prossimi 15 anni, ispezioni e trasparenza dovranno essere garantite per oltre 15 anni e dovrà comunque restare parte contraente del Trattato di non Proliferazione Nucleare (TNP).

Obama l’ha chiamata «intesa storica» e non ci sono dubbi circa l’importanza di quanto avvenuto a Losanna. Tuttavia, è ancora troppo presto per stappare lo champagne. Il problema delle sanzioni potrebbe ancora costituire un ostacolo. Difatti, come riportato dalla CNN, il Presidente iraniano Rohani ha affermato che apporrà la firma a condizione che le sanzioni siano eliminate dal giorno stesso in cui l’accordo dovrebbe entrare in vigore[3]. Serve un’intesa ma il tempo a disposizione potrebbe non essere sufficiente. Nuova proroga in vista? Non si tratta solo di “volere politico”: sulla rimozione delle sanzioni pesano anche questioni “procedurali”. Si consideri che le sanzioni non sono state unicamente imposte dalle Nazioni Unite ma manche da Unione Europea, Stati Uniti e altri paesi. Per quanto riguarda le sanzioni decise da Washington, ad esempio, la loro rimozione dipende da una votazione favorevole del Congresso[4], cosa che comporta incognite sul “se” e sul “quando” tale votazione avrà luogo e sul suo stesso esito. 



[1] Per altri articoli sull’Iran: http://www.triageduepuntozero.com/component/k2/itemlist/tag/Iran.

[2] Testo completo: http://www.state.gov/r/pa/prs/ps/2015/04/240170.htm.

[3] http://edition.cnn.com/2015/04/09/politics/iran-nuclear-bill/.

[4] Ibidem.

© Riproduzione Riservata

Alessandro Mazzilli

Laurea in Scienze Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Torino.

Esperto in Politica Estera di Difesa e Sicurezza e sulle relazioni Euro – Atlantiche.

Analista Geopolitico

Consulente in Servizi di Stuarding e controlli di sicurezza.

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