Turchia, Qatar ed Egitto hanno tutti recentemente sperimentato transizione politica e disordine. Stranamente, è gli stessi tre paesi che hanno avuto una posizione aggressiva sulla Siria.
Dopo la recente successione politica in Qatar una strategia di uscita è imminente. Questo cambiamento è apparso quando Al Jazeera, il più efficace strumento di cambiamento nel mondo arabo e ampiamente utilizzata dall'amministrazione del Qatar, è stato privato di avere priorità o esclusività nella copertura della successione in Qatar.
La cronaca è cruda e sintetica, il mezzo un VTLM Lince è stato oggetto di un attacco da parte di elementi ostili, l’episodio è dell’otto giugno 2013.
Una bomba a mano sarebbe stata lanciata dentro il mezzo militare provocando la morte del militare e il ferimento di altri commilitoni.
La rivendicazione dell'agguato da parte dei talebani, descrive l'azione come un atto coraggioso compiuto da un, “eroico ragazzino afghano di 11 anni che ha lanciato la granata”.
Undici paesi sembrerebbero pronti a incrementare il proprio aiuto ai gruppi ribelli che combattono il regime di Assad. Questo è quanto emerso dall’ultimo summit del collettivo diplomatico internazionale “Friends of Syria Group” tenutosi a Doha (Qatar) il 21 e il 22 giugno. Rispetto al primo incontro di Marrakech (12 dicembre 2012) al quale presero parte ben 144 paesi, il meeting di Doha ha registrato la partecipazione di soli undici stati; eppure, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania, Egitto, Giordania, Turchia, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi si sono dichiarati pronti e intenzionati a supportare la guerriglia anti regime in termini di rifornimento d’armi ed equipaggiamenti. Per l’Emiro del Qatar Al-Thani rifornire armi ai ribelli è l’unica carta da giocare: «l’uso della forza è necessario per ottenere giustizia», queste le sue parole a summit concluso. La stessa linea pare esser condivisa dal Segretario britannico per gli Affari Esteri William Hague secondo il quale una soluzione politica al conflitto è difficilmente immaginabile: «se Assad e il suo regime pensano di poter eliminare ogni forma di legittima opposizione con la forza, è nostro dovere fornire assistenza a tale opposizione» ha dichiarato Hague, pur sottolineando che al momento Londra non ha espresso una propria posizione ufficiale.
Come il vertice degli "Amici della Siria" inizia questa settimana, contemporaneamente si attende un'intensa ondata d attacchi terroristici in tutta la Siria. Le aspettative di un intervento militare in Siria si sono ridotti in seguito alle esercitazioni militari "Eager Lion II". Nel frattempo, i paesi dell'Asse americano sono tornati a riunirsi sotto l'ombrello degli "Amici della Siria", per discutere dell'invio di armi ai ribelli in Siria.
Domenico Quirico è vivo. Dopo due mesi di silenzio, da ieri (7 giugno) si hanno notizie del giornalista de La Stampa scomparso in Siria il 9 aprile. È riuscito a mettersi direttamente in contatto con la moglie: una telefonata a casa, uno scambio di parole durato pochi secondi prima che la linea s’interrompesse; pochi importantissimi secondi, sufficienti poter esser certi che Quirico è vivo e sta bene.
Le tracce di Domenico Quirico si sono perse il 9 aprile tra le sabbie dei deserti siriani. E a oltre 40 giorni dalla sua scomparsa le indagini restano ad un punto morto: nessuna rivendicazione, nessuna richiesta di riscatto, nessuna prova, nessuna traccia da seguire. Buio.
Per il quinto giorno consecutivo i sobborghi di Stoccolma sono teatro di scontri tra i residenti e le forze di polizia. Il 13/05 un uomo di 69 anni è stato ucciso a colpi di arma da fuoco dalla polizia nel quartiere di Husby, quartiere periferico situato a circa 16 km a nord-ovest dal centro città, abitato principalmente da immigrati. L'uomo avrebbe minacciato i poliziotti con un grande coltello, che avrebbero quindi reagito all'aggressione. Come già accaduto in altre realtà europee, l'accaduto ha provocato una serie di reazioni violente da parte della cittadinanza locale, scatenando rivolte anche in altri quartieri poveri di Stoccolma.
Potrebbero essere i siti web istituzionali del parlamento, i bersagli di Anonymous, che annuncia la propria scesa in campo per venerdì 21 giugno 2013 in un video diffuso sul web in queste ore. Gli attacchi potrebbero anche arrivare prima di quella data, e non è detto che solo i siti istituzionali verranno presi d’assalto. Di seguito il testo completo delle dichiarazioni effettuate nel video:
La guerra civile siriana sembra poter risucchiare nel suo vortice anche la Turchia. Ieri, sabato 11 maggio, una coppia di autobombe è esplosa nel primo pomeriggio a Reyhanli, centro abitato nel sud-est della Turchia prossimo al confine con la Siria e importante rifugio per i profughi siriani che tentano di fuggire al regime di Assad. Al momento il bilancio conta 42 morti, 100 feriti turchi e 13 vittime di nazionalità siriana.
La scomparsa di Domenico Quirico, reporter del giornale La Stampa, ormai è notizia di pubblico dominio. Quirico era partito dall’Italia il 5 aprile diretto in Siria verso l’antica città di Homs con la volontà di raccontare il dramma della guerra civile. Secondo la ricostruzione dello stesso giornale torinese, Quirico ha atteso a Beirut (Libano) i propri contatti per poi ripartire il giorno seguente (sabato 6) alla volta del confine siriano. Alle 18:10 dello stesso giorno è arrivata in redazione la conferma: Quirico era entrato in Siria. Due giorni dopo, lunedì 8, ha chiamato a casa dandone conferma anche alla moglie. L’ultimo contatto è datato martedì 9: un solo sms diretto ad un collega della RAI con il quale Quirico informava d’esser sulla strada per Homs. Poi più nulla.