Una bomba di notevole potenziale è stata fatta esplodere nel centro della capitale tailandese probabilmente posizionata sotto il serbatoio di una motocicletta parcheggiata in un punto molto affollato. Alcuni testimoni riferiscono dell'esplosione sotto una panchina non si può escludere che gli ordigni composti da Tnt facilmente reperibile, siano stati più di uno e fatti brillare con l'innesco collegato ad un cellulare.
La deputata irachena Yazida Vian Dakhil denuncia il rapimento e la vendita come schiave sessuali da parte di Daesh di circa tremila donne, ragazze e minori della minoranza religiosa Yazida nel colpevole silenzio degli USA e della UE.
Il sequestro di massa è avvenuto nel nord ovest dell’Iraq in particolare nella città di Sinjar alcuni mesi fa, ma solo ora se ne parla in modo aperto.
Tutti sapevano da tempo (Autorità ed addetti ai lavori) che gli impianti petroliferi italiani in Libia erano obiettivi sensibili, soprattutto perché totalmente scoperti da ogni forma di sicurezza sia passiva che attiva.
Sono passate molte ore dalla notizia del rapimento dei 4 dipendenti italiani in Libia e le informazioni continuano ad essere confuse oltre che contaminate da personali punti di vista e riflessioni di vari esponenti. Quattro soggetti che senza scorta si muovono tranquillamente in un determinato teatro come quello libico devono obbligatoriamente avere una preparazione o un addestramento che gli consenta quella libertà. Chi di voi andrebbe ad operare in un ambiente ostile senza avere un briciolo di tutela personale?
Il governo tunisino chiude 80 moschee sperando che questa sia la reazione più efficace all'attacco terroristico di Sousse. Il provvedimento in realtà si presenta superficiale e scarsamente utile al contrasto all'Isis in questo momento. Le moschee dovrebbero invece rimanere aperte ed essere monitorate in maniera assoluta proprio per ricostruire la rete di possibili affiliati e fiancheggiatori di Daesh.
Alla Tunisia manca totalmente un apparato di intelligence capace di prevenire le azioni isolate e di gruppo dei terroristi, mancano informazioni dirette e precise, mancano agenti infiltrati anche nelle situazioni a margine dei pericoli eversivi.
Nel secondo venerdì di Ramadam Daesh lancia un'offensiva globale in quattro stati e tre continenti. Il Califfo nero vuole dimostrare al mondo che riesce anche senza investire ingenti risorse economiche a colpire ogni obbiettivo ovunque. L'attacco ai turisti nei resort a cinque stelle in Tunisia evidenzia con chiarezza la nuova strategia dell'Isis che vuole distruggere l'economia tunisina per gettare il paese in una profonda crisi economica reclutando così con maggior facilità uomini da utilizzare nella lotta all'occidente. Non bisogna dimenticare che i reclutatori trovano nuovi adepti con estrema facilità nelle aree in forte sofferenza economica dove le disuguaglianze sociali e la povertà sono in aumento.
In questo momento una missione standard di peacekeeping è inutile se non negativa per la stabilizzazione della Libia. Il problema oggi è l'emulazione Isis e la mancanza di un governo forte riconosciuto da tutti per far ripartire l'economia. Allora bisogna facilitare la soluzione di questi due problemi con attività di intelligence. Un intervento a terra classico di coalizione creerebbe il caos e porterebbe le tribù non allineate a contrastare gli europei: assisteremmo quindi ad attentati kamikaze e rappresaglie varie. Un vero regalo a Daesh.
Mentre continuano ad arrivare frammenti di notizie da Tunisi, dove oggi ha avuto luogo un attacco al museo Bardo, ci s’interroga sull’efficacia del blitz con il quale le autorità locali intendevano liberare gli ostaggi e sui modi in cui esso è stato condotto.
L’omicidio di Boris Nemtsov, avvenuto venerdì 27 febbraio a Mosca, ha riportato in primo piano una questione spinosa: il coinvolgimento militare russo nella crisi ucraina. Accuse e smentite circa la presenza di operativi mandati dal Cremlino sul suolo ucraino si sono susseguite in un flusso quasi ininterrotto sin dall’inizio della crisi.
I media europei, specie quelli italiani, da ormai qualche mese danno spazio illimitato a qualsiasi notizia riguardante l'Isis. Giornali, tv, siti web molto accreditati, dedicano infatti prime pagine e numerosi servizi alla minaccia rappresentata dallo Stato Islamico nei confronti dell'Italia ogni giorno. Il forte incremento di attenzione mediatica è però giunto quando in tutto il mondo sono arrivate notizie allarmanti sulla situazione in Libia, pronta a deflagrare con gravi ripercussioni nell'Europa meridionale. Purtroppo, proporzionalmente alla crescita del traffico di informazioni su quanto sta avvenendo al di là delle coste italiane, è aumentato il numero di false notizie.