Le esplosioni del 15 aprile a Boston hanno dimostrato, ancora una volta, l’utilità di una corretta gestione delle comunicazioni in una situazione di crisi e hanno dato prova di quanto sia efficace la sinergia tra media tradizionali e i social network, sia come importanti veicoli di notizie dal campo, sia come strumenti per offrire servizi di assistenza e aiuto a tutti coloro che sono alla ricerca di notizie sulle persone coinvolte nell’evento, sia, infine, come mezzi per contenere la crisi.
Siamo una “società del rischio” e questa connotazione ormai unanimemente condivisa, non necessita più di ulteriori spiegazioni in quanto il rischio, individuale e collettivo, a cui siamo quotidianamente esposti, non ha solo raggiunto elevati livelli di percezione ma caratterizza così tanto le nostre azioni che anche le abitudini individuali subiscono spesso delle revisioni se non dei veri e propri ribaltamenti. Vivere, muoversi, prendere delle decisioni, partecipare, condividere momenti collettivi cioè agire all’interno di una società complessa come la nostra, dove si passa da una fase potenziale di rischio ad una situazione di crisi nell’arco di ore se non di minuti, ha reso sempre più indispensabile per un ente, un’organizzazione, e ancor di più per un’istituzione, acquisire familiarità con i criteri che una comunicazione, ormai appunto detta “di crisi” stabilisce, e che nel corso degli ultimi anni ha affinato.
Il 14 aprile il portavoce del MEND (Movement for the Emancipation of the Niger Delta) Jomo Gbomo ha diffuso l'annuncio che a partire dal 31 maggio prossimo il gruppo nigeriano darà il via ad una serie di attacchi nei confronti di moschee, istituzioni islamiche ed esponenti religiosi musulmani che diffondono la dottrina dell'odio, nel corso di quella che è stata chiamata "Operazione Barbarossa" in difesa della cristianità nigeriana. Il MEND è impegnato da anni principalmente in operazioni nei confronti di infrastrutture del settore energetico ed è possibile che nel breve termine si verifichino ulteriori attacchi su piccola scala.
Il 19 aprile a Baga (stato di Borno) si sono verificati pesanti scontri armati tra i militanti islamisti di Boko Haram e le forze di sicurezza nigeriane causando 185 vittime e distruggendo circa 2000 abitazioni. Si contano molti uccisi tra la popolazione civile, utilizzata probabilmente come scudo da parte degli islamisti, i quali si sarebbero trovati circondati dalle forze di sicurezza.
Il 25 aprile l’aeronautica israeliana ha abbattuto, a circa 8 km dalla città di Haifa, un drone proveniente dal Libano. Il portavoce degli Hezbollah, indiziati principali, aveva glissato sulle accuse affermando di non avere informazioni in suo possesso. A cinque giorni dall’accaduto, Martedì 30 aprile, è arrivata la smentita ufficiale da parte del braccio armato del “Partito di Dio”. In un videomessaggio, il leader Hassan Nasrallah ha espressamente dichiarato la propria estraneità, sottolineando che agli Hezbollah non mancherebbe certo il coraggio di prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Inoltre, passando al contrattacco, ha messo in guardia Israele da tentare ogni sorta di azione militare in Libano: contrariamente a quanto potrebbero pensare i vertici militari, ha dichiarato Nasrallah, le truppe israeliane non avrebbero vita facile oltre il confine data la presenza di una fiera resistenza determinata a difendere il Libano da ogni attacco esterno.
Città di Haifa (Israele), giovedì 25 aprile 2013: attorno alle 13:30 i radar dell’IDF (Israel Defense Forces) rilevano la presenza di un drone proveniente dal Libano – l’esatto punto di partenza è ancora ignoto – entrato nello spazio aereo nazionale e apparentemente diretto a sud del paese. Come in seguito confermato dal portavoce dell’IDF, il Generale di Brigata Yoav Mordechai, due caccia F-16 dell’aviazione decollano, intercettano e distruggono il drone alle 13:40, a 7-8 km dalla costa mentre volava a circa 6000 piedi.
Martedì 23 aprile un’autobomba ha devastato l’ambasciata francese a Tripoli ferendo due guardie francesi, è il primo attacco importante contro target occidentali dopo quello che è costato la vita lo scorso settembre, ad opera di jiadisti all’ambasciatore USA Chris Stevens.
Tripoli e tutta la Libia dopo che è stato rovesciato il regime di Gheddafi sono state inondate di armi e vi scorrazzano violenti bande armate.
Il Governo e ribelli della Siria si accusano reciprocamente di aver lanciato un attacco chimico nei pressi della città settentrionale di Aleppo martedì 19 marzo, sarebbe il primo uso di tali armi nel conflitto che dura da due anni.
Voci contrastanti su chi effettivamente ha usato armi chimiche.
Le forze militari Francesi e quelle del Ciad stanno combattendo in condizioni estremamente dure gli islamisti di Al Qaeda nelle desolate montagne dell’Adrar des Ifoges, nord est del Mali sud dell’Algeria.
Le autorità del Ciad nei giorni scorsi hanno affermato, di aver ucciso durante operazioni militari i principali leader di Al Qaeda della regione: Abdelhamid Abou Zied e Mokhtar Belmokhtar. Il primo nato nel 1965 in Algeria ha fatto guadagnare nel corso degli ultimi cinque anni milioni di dollari (in riscatti) ad AQIM (Al Qaeda nel Maghreb Islamico) attraverso una raffica di sequestri di occidentali.
Mogadiscio teatro di un nuovo attacco terroristico contro le autorità governative, l'ultimo attacco nel settembre 2012 aveva causato la morte di 18 persone.
Nel giorno 18/03 un'autobomba è esplosa nella capitale somala Mogadiscio, uccidendo almeno 8 persone. L'attacco è avvenuto nei pressi del palazzo presidenziale, l'obiettivo sarebbe un bus che trasportava membri del governo tra cui il capo dell'intelligence del distretto di Mogadiscio.
Per ora nessun gruppo ha ufficialmente rivendicato la responsabilità per l'attentato, ma la dinamica dell'accaduto lascia pensare che si tratti di un'azione compiuta dal gruppo terroristico di matrice islamica al-Shabaab, che hanno da poco ripreso possesso della città meridionale di Hudur, capitale della regione di Bakool.
Riportiamo la traduzione della rivendicazione pubblicata in lingua inglese dal gruppo terroristico Ansaru dell'uccisione dei sette rapiti in Nigeria, tra cui figurava Silvano Trevisan, ingegnere italiano di 69 anni.
IN NOME DI ALLAH IL PIU' COMPASSIONEVOLE E IL PIU' MISERICORDIOSO
Si ricorda che J.A.M.B.S. ha annunciato la cattura di sette stranieri cristiani e ha avvertito che se ci fosse stato qualche tentativo di salvataggio di questi, avrebbero messo la loro vita in pericolo. Il governo nigeriano ha annunciato che l'avrebbe fatto con ogni mezzo, hanno ignorato il nostro avvertimento come il presidente ha comandato agli agenti di sicurezza.
In più, il governo britannico ha inviato cinque caccia bombardieri, militari e intelligence, sfilando a Bauchi con l'ordine di liberarli.
Hanno anche arrestato molte persone incluse donne uccidendo alcune di loro.
In base a questi eventi, le operazioni del governo nigeriano e britannico hanno portato alla morte dei sette stranieri cristiani. Perché l'anima di un singolo credente (musulmano) vale più di quella di migliaia di infedeli.
Abu Usamatal Ansary
(JAMBS leader)
In data 09/03/13 attorno le ore 14.00 viene rivendicata su un sito in lingua inglese l'uccisione di Silvano Trevisan e degli altri sei ostaggi, tre lavoratori di nazionalità libanese, un britannico, un greco e un filippino, sequestrati in Nigeria il 16/02 scorso. La notizia ha iniziato a circolare piuttosto velocemente nonostante la Farnesina non abbia potuto confermare il decesso del connazionale, la conferma non è giunta nella giornata di sabato 9 nemmeno dalle autorità nigeriane. Il sito di monitoraggio SITE, con sede nel Maryland, pubblica un video alle ore 09.37 locali dal titolo "Ansar al-Muslimeen Announces Execution of Foreign Hostages" che mostra i corpi degli ostaggi uccisi. Dalle immagini del video non è possibile però procedere al riconoscimento del corpo di Trevisan. Appena dopo le 13.00 ora italiana del giorno 10/03 arriva la conferma da parte della Farnesina dell'uccisione di Trevisan e degli altri sei ostaggi.