“Un’Odissea marziana”, così Stanley Weinbaum intitolò un proprio romanzo di fantascienza nel 1994. Curiosamente, con le stesse parole si potrebbe presentare la vicenda di Domenico Quirico.
Scomparso in Siria il 9 aprile, tornato a casa il 9 settembre: Quirico è alla fine libero. Cinque mesi trascorsi nelle aride terre siriane, in quella che lo stesso giornalista ha definito come «una sorta di Odissea»; una lunga reclusione trascorsa «tra bombe, fughe e umiliazioni». Per il corrispondente de La Stampa è stato come vivere sul Pianeta Rosso: «è come se fossi vissuto per cinque mesi su Marte. E ho scoperto che i marziani sono cattivi [...] In prigionia? Non mi hanno trattato bene». Queste sono state le prime parole pronunciate dall’inviato del quotidiano torinese al suo rientro in Italia.
La Croazia è divenuta da poco il ventottesimo membro dell’Unione Europea. A fine febbraio 2003 il governo di Zagabria ha presentato ufficialmente la propria candidatura alle istituzioni comunitarie e, dopo aver atteso oltre un decennio, l’ex Repubblica jugoslava si è unita agli altri ventisette stati sotto la bandiera stellata dell’Unione. L’ingresso della Croazia nell’area di pace europea è stato accompagnato dalla costante speranza di poter voltare definitivamente pagina e dimenticare gli orrori della guerra civile che nel corso degli anni ’90 ha devastato l’intera regione balcanica.
In una giornata drammatica come ieri l'Egitto ha vissuto momenti drammatici oltre 525 persone uccise dall'esercito egiziano la maggior parte di loro sono colpiti con proiettili alla testa e al cuore per non dimenticare le persone bruciate vive. Piazza Aladwiya è diventata uno scenario di un film horror purtroppo, un film che vivono tuttora i nostri fratelli nell'umanità, i fratelli egiziani.
Scene da rivoluzione araba sulla piazza del parlamento bulgaro, barricate e lanci di pietre e bottiglie contro il simbolo di un potere corrotto ed inefficiente, incapace di far uscire il Paese fuori da una crisi senza precedenti.
Nelle strade di Sofia la protesta non accenna ad esaurirsi ed ogni giorno si susseguono manifestazioni pacifiche che scivolano verso una deriva violenta.
It seems that the push for regional political settlements have begun impacting on recent developments in the region. Several political messages have also been communicated from the US Secretary of State, John Kerry’s visit to the Middle East. There has been an indirect call for Arabs to normalize relations with Israel. The American reassurance of the security of Israel have served to push for the pending issues regarding this point to be immediately resolved.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha accolto con molta soddisfazione la decisione dell’UE di includere l’ala militare di Hezbollah nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, aggiungendo tra l’altro che Israele non distingue tra la fazione armata e quella politica dell’organizzazione essendo due facce della stessa medaglia.
Il premier israeliano ha ringraziato i leader dei 28 Stati membri dell’UE ed ha espresso la speranza che la decisione possa portare a “passi concreti contro l’organizzazione”.
Numerosi i conflitti paralleli e la sanguinosa guerra civile che dal marzo 2011 incendiano la Siria.
E’ ormai certo che la guerriglia in lotta contro il regime siriano sia profondamente divisa tra bande qaediste e gruppi più moderati, la novità attuale sembra essere una escalation del conflitto interno che sfocia ormai in una guerra nella guerra, un mortale “tutti contro tutti”.
Lo scorso 11 luglio è stato infatti ucciso Kamal Hamami, dirigente da un’organizzazione formata perlopiù da disertori delle forze armate lealiste, chiamata “esercito siriano libero” e considerata dalla più generica resistenza siriana troppo filo occidentale.
Il presidente appena nominato Adli Mansour, ha promesso che combatterà con ogni mezzo coloro che stanno tentando di trascinare l’Egitto verso il caos.
I Fratelli Musulmani infatti hanno in programma di incoraggiare proteste di massa al fine di chiedere il ritorno del deposto capo islamico Mohamed Morsi.
Darfur, Sudan meridionale. È datato sabato 13 luglio l’ennesimo episodio di violenza nella regione, dal 2003 teatro di una feroce guerra civile: verso le 9 di mattina (ora locale) una pattuglia della forza internazionale UNAMID (la missione congiunta fra Nazioni Unite e Unione Africana che opera in Darfur dal 2007 per proteggere la popolazione civile e garantire la sicurezza a chi offre aiuti umanitari) è caduta in un’imboscata a circa 25 km dalla base di Khor Abeche. Un gruppo non ancora identificato ha impegnato la pattuglia di peacekeepers in un lungo scontro a fuoco con armi leggere ed RPG. Il bilancio è di 7 vittime e 17 feriti (13 soldati e 4 ufficiali di polizia); la loro nazionalità non è stata ancora ufficialmente diffusa ma secondo alcune testate giornalistiche appartenevano al contingente inviato dalla Tanzania.
"La sicurezza è la priorità" - Questo potrebbe essere lo slogan del prossimo periodo per la maggior parte dei paesi della regione. Mentre la crisi siriana passa attraverso una nuova fase, e non vi è un vero e proprio focus sul porre fine alla violenza, ci saranno conseguenze per la regione, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza. La maggior parte dei paesi sono attesi per affrontare le sfide di sicurezza reale, soprattutto quelli che facevano parte del conflitto in Siria, in politica o un livello geografico.
La Giordania è uno dei paesi che potrebbero affrontare questo tipo di sfida. Molti indicatori mostrano che la Giordania ha adottato piani più proattivi che aiutano a mantenere la sicurezza e la stabilità del paese.