L’Iraq fornisce aiuti al regime di Assad consentendo ai combattenti iraniani e ai rifornimenti di armi di giungere in Siria attraverso l’Iraq.
Ma attenzione il sostegno dell’Iraq alla Siria non è privo di costi, infatti la violenza sta sempre più scivolando oltre il confine Siriano fino a giungere in Iraq infiammando le tensioni esistenti tra le varie sette.
Gli attacchi mortali sono in crescita in Iraq, probabilmente se il conflitto in Siria continua la più importante vittima della guerra civile siriana sarà l’Iraq.
La Russia è invece il più importante sostenitore estero del governo siriano, oltre ad aiutare il regime di Assad con il rifornimento di armi, supporta anche il crescente coinvolgimento delle milizie libanesi di Hezbollah, oltre ad aver protetto il regime dalle sanzioni delle Nazioni Unite utilizzando il proprio potere di veto nel Consiglio di Sicurezza.
Ma perchè la Russia è così risoluta nel suo sostegno a Damasco? Secondo una teoria perché ha interesse a mantenere il controllo della sua unica base navale nel Mediterraneo, che si trova nel porto di Tartus, i russi affermano inoltre, che il loro appoggio alle truppe governative è giustificato allo scopo di evitare l’affermarsi dell’estremismo islamico in Siria .
Al contrario l’Arabia Saudita è il principale sostenitore dell’opposizione in Siria, e insieme con lo stato del Qatar stanno inviando miliardi di dollari in aiuti umanitari e rifornimenti di armi ai ribelli siriani (missili anti-aerei e missili anticarro).
Nel sostenere le forze anti Assad l’Arabia Saudita sta sfidando il suo principale nemico regionale; l’Iran Sciita.
Il piccolo Qatar come l’Arabia Saudita è un seguace del rigoroso ramo Wahabita dell’islam Sannita ed è alla ricerca di un ruolo più importante nella regione offrendosi di ospitare i colloqui di pace nella sua capitale Doha.
Gli Stati Uniti sostengono le forze anti – Assad attraverso una “assistenza non letale”, giubbotti antiproiettile, apparecchiature di comunicazione, e aiuti alimentari. Gli Stati Uniti nutrono profonde perplessità circa il conflitto. Ancora scottati da interventi impopolari in Afghanistan e in Iraq non hanno alcuna intenzione di andare a ficcarsi nel conflitto siriano da cui risulterebbe poi molto difficile uscirne, senza contare della giustificata paura che armi americane possano cadere nelle mani di gruppi legati ad Al Qaeda che combattono a fianco dei ribelli.
Un tempo caro amico della Sira il governo islamico moderato della Turchia è diventato un sostenitore dei ribelli e fornisce loro le armi di cui necessitano.
Su richiesta della Turchia la NATO ha installato difese missilistiche “Patriot” sul confine per proteggerlo da eventuali attacchi siriani.
In Libano i Cristiani, e i Sunniti si oppongono con forza ad Assad ricordando i 30 anni di occupazione e oppressione siriana in Libano. Dall’altra parte a sostenere Assad vi è Hezbollah, l’ala militare, che ha una grande esperienza di guerriglia grazie ai più di 30 anni di scontri con Israele. L’ingresso di hezbollah nella guerra civile siriana ha notevolmente peggiorato i rapporti già tesi tra le diverse comunità religiose del Libano rendendo più probabile la possibilità di precipitare nuovamente in una guerra civile.
Il governo di re Abdullah di Giordania sta lottando per non farsi troppo coinvolgere nella guerra civile siriana e sottolinea che vuole una soluzione politica della questione.
Siria e Israele sono ancora ufficialmente in guerra anche se il rapporto tra i due paesi è relativamente stabile.
Una delle principali preoccupazioni di Israele è che i militanti islamici possano entrare in Israele attraverso le alture del Golan che Israele conquistò con la guerra del 1967.
Questo è il quadro che si presenta e che le diplomazie internazionali devono valutare, anche se la guerra civile è concentrata in Siria i rischi che si possa infiammare tutto il Medio Oriente sono altissimi.
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