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Medio Oriente

Medio Oriente

In less than three months, the current Parliament will complete its last legislative term, and this might pave the way for a government change. This comes at a time where the economic crisis is impacting harder and frustration spreads among the people. The government must act to counter the discontent spreading amongst the population. But rebuilding trust and credibility is not easy, as it requires deft political skills from people who can recognise and deal with the delicacy of the situation.

Lunedì, 24 Febbraio 2020 22:42
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Turchia in primo piano nelle tensioni mediterranee che tengono banco e che sono essenzialmente legate alla Conferenza di Berlino sulla Libia e alle trivellazioni turche nelle acque vicine a Cipro.

 

Per ciò che concerne la conferenza di Berlino, che ha visto la partecipazione di numerosi Stati e organizzazioni internazionali, la situazione libica non sembra pervenuta ad una svolta.  Oltre all’accordo di facciata, in parte predefinito a Mosca e le scenografie diplomatiche, la conferenza ha comunque fatto chiarezza su alcuni punti.

Innanzitutto la consapevolezza che l’Italia abbia ormai perso la centralità nel Mediterraneo. Diversamente avremmo assistito alla “Conferenza di Roma” ed invece scopriamo che la Germania, che finora ha tenuto un basso profilo sulla politica mediterranea, ha un interesse sull’evoluzione della situazione in nord Africa e colma il vuoto diplomatico e politico lasciato dal nostro Paese.

La seconda riflessione pone alla ribalta la rinnovata politica estera della Turchia, che si è guadagnata, insieme alla Russia, un ruolo centrale per una soluzione diplomatica della crisi libica. Due Paesi che più di ogni altro hanno accresciuto la propria influenza in Libia, a discapito dell’Italia.

Mai come oggi la Turchia, considerata una potenza di medio “cabotaggio”, è stata così onnipresente. La si ritrova protagonista in ogni situazione critica nel bacino del Mediterraneo o in Medio Oriente. Prima in Siria, a seguire in Libia e poi sul fronte della gestione dei rifugiati: la politica estera turca si sta muovendo su più ambiti, quelli più caldi, con un solo obiettivo: costruirsi una centralità ineludibile nello scacchiere mediterraneo e medio orientale.

La Turchia accarezza in pratica il sogno-progetto di tornare agli splendori del periodo imperiale. Una linea politica chiara e perseguita con disinvolta perseveranza.

Influenzare le sorti della Libia, a suo tempo parte dell’Impero ottomano prima di diventare colonia italiana e tutto il Mediterraneo rientra a pieno titolo nel programma governativo. L’avvio di questo progetto è rappresentato dall’accordo libico-turco sui confini marittimi, osteggiato da Grecia, Egitto e Cipro, e che in pratica divide in due il Mediterraneo.

Con questo patto la Turchia si garantisce l’utilizzo dei gasdotti che rientrano in un quadrante marittimo posto fra le coste del Nord Africa e quelle della Turchia. Recep Tayyip Erdoğan cerca così di rendersi energicamente indipendente dalla amica-nemica Russia, che sta già arrivando in Turchia con Gazprom.

Il  sostegno turco ad Al Sarraj è incentrato essenzialmente  sulla protezione dell’accordo commerciale. Che il petrolio sia centrale nella vicenda  è evidenziato  anche dalle azioni di Haftar che prima della conferenza di Berlino ha chiuso i pozzi della Cirenaica, per lanciare un messaggio preciso alla Turchia: “finché i turchi sono in Libia niente petrolio”. Malgrado l’ultimatum non pare tuttavia che i turchi si siano scomposti più di tanto.

Nel Mediterraneo orientale, poi le navi battenti bandiera turca, Barbaros, Fatih, Yavuz, Oruç e Reis sorvegliano le trivellazioni a largo di Cipro.

La stessa Unione Europea e non da sola si è detta preoccupata per le possibili ripercussioni internazionali della vicenda, ma non pare che ciò impensierisca Ankara, che prosegue trivellazioni ed ricerche.

Un altro fronte aperto, che interessa da vicino anche l’Europa, è quello dei rifugiati siriani ospitati in territorio turco. Erdoğan si è recato a Berlino anche per chiedere all’Unione Europea di mantenere fede agli accordi e finanziare il proprio governo per la gestione dell’annosa questione.

Il leader turco ha proposto la creazione di una zona cuscinetto in territorio siriano in cui i rifugiati possano vivere provvisoriamente.

Sulla gestione umanitaria del flusso dei rifugiati la Turchia è nuovamente in una posizione di forza nei confronti dell’UE, che appare divisa, non univoca ed inefficace su molti fronti: primo fra tutti la politica estera.

La Turchia è ben conscia delle difficoltà europee e su questo fa abilmente leva per raggiungere i suoi obiettivi. La domanda che in molte capitali si pongono è: fino a dove e fino a quando?

Emanuela Locci – PhD di Storia e Istituzioni di Asia e Africa presso il Dipartimento storico politico e internazionale della Facoltà di scienze politiche dell’Università di Cagliari

Fonte: https://www.groi.eu/bl1pv

Sabato, 08 Febbraio 2020 23:55
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Un’autentica mina vagante nel Mediterrano: questa è la Turchia di Erdogan che, fra le varie cose, ha nostalgia di allungare le mani sulla Libia che gli fu strappata nel 1911 dal Regno d’Italia. Parola del generale Giuseppe Morabito, alto ufficiale dell’Esercito Italiano che ha lasciato il servizio attivo nel 2016 ma che dal 2007 collabora con alcune università italiane come esperto di settore, focalizzando i suoi studi su questioni riguardanti i Balcani e il Medio Oriente. Inoltre svolge attività didattica focalizzata sul Medio Oriente presso tutti gli istituti di formazione militare in Italia ed alcuni organizzazioni similari nel Medio Oriente. Il Generale Morabito intrattiene relazioni di reciproco interesse con Giordania, Israele, Mauritania, Tunisia, Kuwait, Oman ed Emirati Arabi. Morabito è membro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs (IGSDA), è membro del Collegio dei Direttori della NATO Defense College Foundation (NDCF) e membro dell’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia (UNUCI).

Sabato, 08 Febbraio 2020 23:04
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Riportiamo l’intervista di Emanuela Locci, storica del Mediterraneo, con il generale Giuseppe Morabito


07-02-2020 – Emanuela Locci, storica del Mediterraneo intervista il generale Giuseppe Morabito, membro del direttorato della NATO Defence College Foundation, sulla situazione geopolitica del Mediterraneo in relazione alle perforazioni attuate dalla Turchia a largo di Cipro e ci autorizza a pubblicare.

Venerdì, 07 Febbraio 2020 23:17
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La Sharjah National Oil Corporation e il suo partner italiano ENI hanno annunciato la scoperta diun nuovo giacimento di gas naturale e condensati onshore nel territorio di Mahani a Sharjah. Questaè una scoperta storica. Infatti, da decenni non si scoprivano nuovi giacimenti, che dovrebberorafforzare le risorse dell’mirato e contribuire alle sue riserve energetiche, creando uno sviluppo sostenibile e un ambiente economico positivo nel paese.

Venerdì, 07 Febbraio 2020 23:13
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La mire espansionistiche turche si stanno manifestando in tutta la loro natura. Il governo turco, dal momento in cui Mosca e Ankara hanno ripreso una intensa attività diplomatica e di collaborazione in ambito internazionale, ha portato avanti una politica estremamente aggressiva e ambiziosa verso ovest. La Turchia ha costruito una fitta rete di organizzazioni statali e parastatali che progressivamente hanno penetrato i contesti europei e nord-africani, divenendo di fatto un attore di primo piano per gli equilibri geostrategici dell’area del Mediterraneo. Energia e difesa stanno trainando le politiche estere di Erdogan, che approfittando della natura islamista del suo governo, infiltra i governi e i movimenti politici algerini, tunisini, libici, egiziani, serbi, macedoni, greci, albanesi, bosniaci. Agendo rapidamente e mediante la messa a disposizione di grandi risorse, la Turchia infatti sta - già da alcuni anni - influenzando le politiche energetiche balcaniche, in considerazione dell’attenzione strategica che nei prossimi decenni investirà l’area dell’Adriatico. 

Lunedì, 03 Febbraio 2020 12:59
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Durante una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite focalizzata sulla situazione in Medio Oriente gli Emirati Arabi Uniti hanno invitato la comunità internazionale a impegnarsi su tutti i fronti per risolvere le attuali crisi in Medio Oriente al fine di raggiungere la stabilità regionale e internazionale.

Parlando davanti al Consiglio, Amierah Alhefeiti, Rappresentante permanente aggiunto e incaricato d’Affari degli Emirati Arabi Uniti alle Nazioni Unite, ha chiesto alla comunità internazionale di mantenere il proprio impegno nei confronti del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e delle relative risoluzioni. Per raggiungere questi obiettivi è necessario rafforzare il multilateralismo per sbloccare la situazione di stallo nel processo di pace in Medio Oriente e ha quindi invitato le parti a raggiungere soluzioni politiche durature in paesi come la Siria, lo Yemen e la Libia, in linea con i parametri concordati per la pace, nonché a rispondere alle legittime aspirazioni dei popoli.

Lunedì, 03 Febbraio 2020 10:53
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Che la Turchia stia attraversando un periodo in cui le libertà fondamentali non sono tutelate dallo Stato è ormai sotto gli occhi di tutti. Vorrei però che non fosse sotto gli occhi ma davanti agli occhi. Quello che succede in Turchia è inaccettabile.

Umanamente, politicamente, socialmente inaccettabile. Centinaia di persone continuano a condurre la propria pseudo vita “ospiti” nelle carceri turche, senza nessuna protezione né garanzia: senza nessun diritto. Persone incarcerate senza nessun capo di accusa serio e provato, rinchiuse nelle carceri da mesi in attesa di un processo che nella maggior parte dei casi è una farsa.

Sabato, 01 Febbraio 2020 16:41
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Nucleare – Gli Emirati Arabi Uniti a breve giro inaugureranno la loro prima centrale nucleare. L’unità 1 dell’impianto nucleare di Barakah ad Abu Dhabi è pronta per iniziare la produzione di energia, secondo un’attenta valutazione di operatività condotta da un team internazionale di esperti del settore. 

Sabato, 01 Febbraio 2020 16:36
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Incontro tra Emirati Arabi Uniti e Unione Europea per organizzazione e grandi opportunità rappresentate da Expo 2020 Dubai, che gli Emirati Arabi Uniti ospiteranno da ottobre 2020 ad aprile 2021.

Nei giorni scorsi, Sua Altezza Sheikh Abdullah bin Zayed Al Nahyan, ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ha avuto a Bruxelles, un incontro istituzionale con Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione europea, per gli affari esteri e la politica di sicurezza nonché vicepresidente della Commissione europea.

Martedì, 28 Gennaio 2020 23:03
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