L'esplosione dell'autobomba è avvenuta poco lontano dal Ministero degli Esteri libico, provocando numerosi danni a edifici e automobili nei situate nei pressi. Mentre in Libia non si arrestano le violenze, a Rabat continuano i negoziati per riconciliare le diverse parti in lotta e ripristinare un contesto di stabilità e sicurezza nel Paese. Diversi esponenti politici libici si stanno confrontando per assicurare un ritorno alla pace e alla democrazia, tuttavia appare piuttosto preoccupante il fatto che ai colloqui non stiano partecipando attori fondamentali per il futuro della Libia come la coalizione di milizie islamiste Alba della Libia e i vertici del governo di Tobruk, ufficialmente riconosciuto dalla comunità internazionale. Ai negoziati di Rabat sta prendendo parte anche l'inviato dell'Onu Bernardino Leon, giunto in giornata a Skheirat, poco distante dalla capitale marocchina. Fonti locali riferiscono però l'intenzione di Leon di portare avanti colloqui separati tra le diverse libiche parti in lotta, segnale di un persistente e difficile clima di tensioene. Nonostante l'accelerata dei negoziati, dovuta anche l'avanzata dei combattenti dell'Isis, e al cauto ottimismo da parte della comunità internazionale per la riuscita dei colloqui, risulta estremamente improbabile che si riesca a giungere a un accordo capace di garantire stabilità politica e sicurezza in Libia se le principali parti in lotta rimangono fuori dalla negoziazione. In queste condizioni le probabilità di una soluzione della crisi libica nel medio termine risultano ancora scarse.
Emerge intanto la figura di Khalifa Haftar, nominato in settimana comandante delle forze armate regolari libiche che fanno capo al governo di Abdullah al-Thinni. Il generale 72enne libico sta guidando le forze libiche contro le postazioni dell'Isis, raccogliendo il consenso delle truppe e della popolazione locale. Generale con grande esperienza sul campo, è tornato nel Paese nel 2011, dove ha radunato i militari a lui fedeli e dato vita all'Operazione Dignità, tesa a ristabilire pace e democrazia in Libia. Haftar ha espressamente chiesto al governo italiano, oltre che alla comunità internazionale, di sostenere le sue truppe, ormai in difficoltà, nella lotta contro lo Stato Islamico. Ha fatto inoltre riferimento alle opportunità che potrebbe offrire la Libia - a chi si dimostrerà vicino al governo di Tobruk - per lo sfruttamento delle numerose risorse naturali presenti sul territorio. La figura di Haftar, seppur molto discussa per via dei suoi continui cambi di casacca, sta emergendo destando preoccupazioni interne (il governo di Tripoli accusa Tobruk di voler insediare una giunta militare) e regionali, rimane da chiedersi se gli sviluppi del conflitto contro lo Stato Islamico in Cirenaica potrebbero determinare l'ascesa di Haftar a leader politico oltre che militare.