Laureato in giurisprudenza ed in scienze giuridiche. Master di II livello in scienze criminologiche.
Esperto di diritto internazionale e di programmi relativi al mantenimento della pace nelle aree di crisi.
Ufficiale in congedo dell’Esercito “ Folgore “. Analista nelle politiche di intelligence.
Il governo siriano nega di aver gasato il proprio popolo e ha giurato di difendersi da eventuali attacchi occidentali.
La maggior parte della popolazione fino a ieri, favorevole ad interventi stranieri, ora che sembrano una realtà, comincia a preoccuparsi, nutre il giustificato timore che in caso di intervento ci possano essere molte vittime tra la popolazione civile.
Due anni di guerra civile in Siria hanno provocato, oltre 100.000 morti e determinato almeno 1,7 milioni di rifugiati oltre i suoi confini.
I circa tre quarti di musulmani della Siria appartengono alla setta Sunnita. Tuttavia la dinastia di Assad, che ha governato il paese dal 1970 appartiene alla minoranza Alawita setta che è vicina all’Islam Sciita.
La Repubblica Islamica dell’Iran è un fedele alleato del governo di Assad e ha fornito (e fornisce), addestramento militare ed economico.
I sostenitori islamici del deposto presidente egiziano Mohamed Morsi hanno appena effettuato l’ennesima manifestazione di protesta per chiedere la sua reintegrazione.
Fino ad oggi la Fratellanza ha rifiutato di accettare quello che definisce un colpo di stato illegale contro morsi e ha pubblicamente chiesto il ritorno del presidente eletto, che è attualmente detenuto in una località segreta.
Le nuove autorità hanno accusato i Leader islamici di incitamento alla violenza, congelato le attività della Fratellanza e hanno promesso di metterli sotto processo.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha accolto con molta soddisfazione la decisione dell’UE di includere l’ala militare di Hezbollah nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, aggiungendo tra l’altro che Israele non distingue tra la fazione armata e quella politica dell’organizzazione essendo due facce della stessa medaglia.
Il premier israeliano ha ringraziato i leader dei 28 Stati membri dell’UE ed ha espresso la speranza che la decisione possa portare a “passi concreti contro l’organizzazione”.