Laureato in giurisprudenza ed in scienze giuridiche. Master di II livello in scienze criminologiche.
Esperto di diritto internazionale e di programmi relativi al mantenimento della pace nelle aree di crisi.
Ufficiale in congedo dell’Esercito “ Folgore “. Analista nelle politiche di intelligence.
L’Unione Europea innegabilmente ha fatto molti progressi dall’ormai lontano trattato di Roma del 1957.
Quasi ogni aspetto delle politiche nazionali è oggi determinato da Bruxelles insieme al Consiglio Europeo e al Parlamento europeo.
L’UE oggi dispone perfino di un proprio Foreign Service e sta discutendo per creare una propria intelligence e una polizia federale.
Dopo dieci anni di difficili negoziazioni la Croazia dal 1° luglio 2013 diventerà il ventottesimo membro dell’Unione Europea ed entrerà nell’area Schengen entro il 2015.
Negli USA gli analisti di questioni mediorientali stanno valutando i rischi che potrebbero nascere da uno sforzo più aggressivo degli Stati Uniti per abbattere il regime di Bashar Al Assad.
Il non intervento potrebbe determinare, in primo luogo che le armi date ai ribelli potrebbero finire nelle mani degli estremisti islamici in secondo luogo, che la Siria si frantumi in tanti gruppi settari.
Domenica mattina 5 maggio i jet israeliani hanno colpito, per la seconda volta in tre giorni, diverse strutture militari vicino a Damasco uccidendo decine di soldati vicino al palazzo presidenziale.
I raid aerei hanno colpito basi della guardia repubblicana e un importante centro di ricerca militare a Jamraya che secondo fonti USA dovrebbe essere il principale impianto di armi chimiche in Siria.
Possiamo considerare l’attacco dei giorni scorsi contro l’Ambasciata francese a Tripoli come il primo attacco terroristico contro gli interessi stranieri in Libia.
L’attacco segna l’escalation della guerra intestina che si combatte tra il governo e le milizie jiadiste per determinare l’orientamento futuro, e la qualità delle istituzioni.
Tale radicalizzazione del conflitto e l’attacco all’ambasciata Francese, devono servire da campanello d’allarme al fine di evitare di vanificare i risultati raggiunti grazie all’intervento NATO.