Primo Scenario – Assad vince la guerra. Una Siria controllata pienamente dal regime di Damasco creerebbe ben più di un grattacapo in seno ai vertici politici di mezzo mondo: a livello regionale paesi come Turchia o Israele dovrebbero misurarsi con una politica estera volta a riaffermare il ruolo della Siria in Medio Oriente, e il fronte euro-atlantico si vedrebbe chiamato anch’esso in causa dalla presenza di un potere regionale forte e non propriamente amico.
Secondo Scenario – Assad perde la guerra. Allo stesso modo, anche la vittoria dell’opposizione non sarebbe accolta senza preoccupazioni. Questo perché il fronte anti-Assad ha perso l'anima laica e democratica che aveva caratterizzato le prime luci della rivoluzione e ha, col tempo, subito numerose infiltrazioni da parte di gruppi armati riconducibili al fondamentalismo islamico. La sconfitta di Assad determinerebbe la presenza di una palude politico-istituzionale che diverrebbe terreno fertile proprio per quegli elementi identificati come VNSAs - Violent Non-State Actors (quali gruppi terroristici, crimine organizzato, signori della guerra etc.) e riconosciuti come principali minacce alla sicurezza internazionale nel XXI secolo.
È chiaro che una Siria pacifica e democraticamente governata rappresenterebbe un ben più desiderabile Terzo Scenario ma, giacché ci si deve misurare con la cruda realtà, lo “stallo siriano” offre, almeno per il momento, maggiore stabilità rispetto ai due scenari sopra delineati.
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