Due anni di guerra civile in Siria hanno provocato, oltre 100.000 morti e determinato almeno 1,7 milioni di rifugiati oltre i suoi confini.
I circa tre quarti di musulmani della Siria appartengono alla setta Sunnita. Tuttavia la dinastia di Assad, che ha governato il paese dal 1970 appartiene alla minoranza Alawita setta che è vicina all’Islam Sciita.
La Repubblica Islamica dell’Iran è un fedele alleato del governo di Assad e ha fornito (e fornisce), addestramento militare ed economico.
Stanno facendo di tutto per cercare di oscurarci, di non far emergere i fatti e le testimonianze delle persone che hanno vissuto e stanno vivendo gli eventi in Egitto. L'Istituto di ricerca sui rischi geopolitici Triage Duepuntozero che ho l'onore di presiedere, sta raccogliendo diverse testimonianze e materiale di ogni genere al fine di far emergere i fatti, le verità che non vogliono far uscire. Il nostro intento è quello di lavorare sulla realtà dei fatti al fine di elaborare analisi di più elevato livello e cercare di individuare i rischi geopolitici, con l'ambizione di prevedere gli sviluppi futuri. Avevamo già previsto quanto sarebbe accaduto nel nostro rapporto sui rischi 2013/2014. Nonostante tutto, continueremo SENZA PRENDERE ALCUNA POSIZIONE PER NESSUN SCHIERAMENTO e sottolineando la TOTALE LIBERTÀ dell'Istituto, su quanto sta accadendo nel teatro egiziano CERCANDO SEMPRE LA VERITÀ.
In questo giorno di rabbia e dopo la preghiera del Venerdì sono scesi per le vie milioni di persone in tutto l'Egitto nonostante il coprifuoco, per protestare contro la dittatura dell'esercito che continua ad uccidere senza pietà.
Alcune persone si sono fatte da scudo per proteggere banche e chiese.
Carri armati, elicotteri e cecchini sopra i palazzi massacrano la gente scesa in piazza; il numero delle vittime non è ancora definito.
I familiari delle vittime uccise dall'esercito egiziano trovano un netto rifiuto da parte dell'autorità egiziana di dar loro autorizzazioni per poter seppellire i loro cari e si trovano obbligati a firmare rapporti di morte dove viene indicato che la vittima si è suicidata... in questo modo l'esercito sta cercando di togliere la sua responsabilità di questo massacro.
Manifestazioni di piazza in tutto l'Egitto dopo la giornata nera di ieri, anche ad Alessandria d'Egitto sono scesi per le vie numerose persone sfidando l'esercito che ha proclamato da ieri lo stato d'emergenza che durerà per un mese e che gli permetterà di compiere ogni atto crudele dimenticando ogni regola umana.
Le forze di polizia egiziane hanno represso violentemente i campi di Fratelli Musulmani di al-Nahda e Rabaa Al-Adawiya nella capitale, gli ultimi dati parlano di oltre 800 morti tra le fila dei supporters di Mohamed Morsi, ma è estremamente difficile fornire dati realistici. Gli scontri si sono estesi anche fuori da Il Cairo, in particolare nella città settentrionale di Minya, dove 15 persone sarebbero morte e una chiesa copta è stata data alle fiamme, e nella città di Fayoum, dove i morti sarebbero 17. Nella giornata del 15/08 il palazzo del Governo di Giza è stato preso d'assalto e incendiato con lancio di bottiglie Molotov dai sostenitori di Morsi. Hanno perso la vita anche un cameraman di Skynews, Mick Deane, e una giornalista degli Emirati Arabi, Habiba Ahmed Abd Elaziz.
In una giornata drammatica come ieri l'Egitto ha vissuto momenti drammatici oltre 525 persone uccise dall'esercito egiziano la maggior parte di loro sono colpiti con proiettili alla testa e al cuore per non dimenticare le persone bruciate vive. Piazza Aladwiya è diventata uno scenario di un film horror purtroppo, un film che vivono tuttora i nostri fratelli nell'umanità, i fratelli egiziani.
I sostenitori islamici del deposto presidente egiziano Mohamed Morsi hanno appena effettuato l’ennesima manifestazione di protesta per chiedere la sua reintegrazione.
Fino ad oggi la Fratellanza ha rifiutato di accettare quello che definisce un colpo di stato illegale contro morsi e ha pubblicamente chiesto il ritorno del presidente eletto, che è attualmente detenuto in una località segreta.
Le nuove autorità hanno accusato i Leader islamici di incitamento alla violenza, congelato le attività della Fratellanza e hanno promesso di metterli sotto processo.
Nella sua prima conferenza stampa dall'elezione dello scorso giugno, il neopresidente iraniano Hassan Rohani ha affermato che non ci sarebbero problemi a condurre negoziati diretti con gli Stati Uniti sul nucleare iraniano, a patto che vengano tutelati gli interessi nazionali e venga messo da parte il linguaggio delle pressioni e delle minacce.
Gli USA, secondo Rohani, non dovrebbero seguire alcuna agenda segreta e puntare al reciproco rispetto tra le due nazioni. Rohani ha poi criticato le leggi votate dalla Camera dei Rappresentanti Statunitensi e gli appelli dei senatori americani ad un inasprimento delle sanzioni contro l'Iran.
Oggi, 4 agosto 2013, dopo aver ottenuto ieri la benedizione della Guida Suprema Khamenei, il nuovo presidente iraniano Hassan Rohani ha giurato di fronte al Majles nel corso di una cerimonia alla quale hanno partecipato per la prima volta inviati di diversi Paesi: l’ex capo della diplomazia dell’UE Javier Solana, i presidenti di Afghanistan, Kazakhstan, Turkmenistan e Pakistan, e l’ufficiale della Korea del Nord Kim Yong Nam.
Hassan Rohani succede a Mahmud Ahmadinejad, che nel corso dei suoi due mandati si è fatto notare per la chiusura verso l’Occidente sul programma nucleare e per l’aumento della tensione con Israele.